Skip to main content

due mani sinistre…

Anche questo studio, pur essendo del periodo Biedermeier di Chopin, porta dentro di sé i semi della sua innovazione pianistica.

Un virtuoso dell’epoca di Chopin, Alexander Dreyschock, dopo una sudatissima esecuzione del 10-12 in doppie ottave, fu definito – grazie a questa sua bravata – il pianista con due mani destre. Ho preso spunto da questo aneddoto per il koan di questo studio che ci porta da tutt’altra parte: due mani sinistre.

Questo studio e il successivo 10-12 (ma anche i preludi 18, 22 e 24 e la Sonata op. 35) richiedono al pianista una coordinazione rotatoria introvertita.

Ogni volta che alla tastiera cercate di organizzarvi a partire dal ritmo – senza saperlo – state attivando il movimento rotatorio, che è direttamente coordinato con il dito 4. Anche la tensione all’ascolto è un’attività rotatoria e i musicisti si riconoscono spesso per la tendenza a tenere il collo leggermente ruotato (come il ritratto di Dreyschock qui a fianco!).

Se prendete l’anulare tra le mani e provate a ruotarlo, vedrete che anche il corpo si torce. Alla tastiera, invece, provate questo: alzate i gomiti finché sentite che con facilità riuscite a “torcervi” all’altezza della cintura. Avete in questo modo trovato la correlazione tra anulare, gomito e torsione.

La predisposizione alla torsione è fondamentale per suonare Beethoven

e nel jazz, dove è quasi sempre ben delineata una sinistra ritmica che organizza il lavoro della destra.

Per capire la differenza tra passivo e attivo vi rimando all’esempio idraulico che ho scritto per il 25-12. Oppure considerate la differenza con il Preludio 16 che è attivissimo.Beethoven manifesta il movimento rotatorio in modo attivo in tutta la sua opera pianistica, la mano predominante è sempre la sinistra, Chopin rotatorio in modo passivo in alcuni casi dipendenti dal suo stato energetico (quando scrive in questo modo non sta mai troppo bene): l’organizzazione ritmica parte dalla mano destra.

Quindi, la prima cosa che deve fare il pianista per studiare il 10-9 è affidarsi al ritmo della mano destra e renderlo passivo in modo che si attivi la parte interna del mignolo. La sinistra seguirà come un cagnolino fedele. Se lo fate vedrete che lo studio sarà su un binario sicuro, e così la sua interpretazione. A livello pianistico – questa particolare condizione inusitata – farà sì che la sinistra crei un nuovo tipo di suono, quasi spettrale, inconscio, semplicemente perché non è lei che guida. Un geniale effetto molto pianistico e molto chopiniano che sarà l’incredibile ambiente della sonata in si bemolle minore.

 

 

 

 

 

 

 

Se non viene messa a fuoco la naturalezza dello studio, questa viene scambiata per difficoltà: lo vediamo nel gioco della mano sinistra. Quando c’è di mezzo una attivazione rotatoria la mano assume un movimento particolare: guidata dalla parte interna del mignolo, le dita si muovono dalla loro base, soprattutto pollice, anulare e il mignolo stesso; per una sorta di miracolo, è quello che effettivamente trovate scritto.

Parlando del 10-1, vi avevo fatto notare come Freddy Kempf, che ha la tendenza a spostare l’energia delle sue mani nella regione dell’anulare, non riuscisse a centrarne la corretta esecuzione; in questo invece – che lo richiede – sì:

lo prendiamo quindi ad esempio di corretta prevalenza dell’ organizzazione ritmica.

Questo 10-9 è un campionario dell’uso delle mani con questa coordinazione. Vi dicevo che torsione e anulare organizzano anche il controllo del suono. Eccoli:

 

 

 

 

 

 

 

 

Per finire, un esempio comparativo.

Siamo con Adolph Henselt – un altro contemporaneo di Chopin – e un suo studio dalle caratteristiche apparentemente simili al 10-9, Tempesta, non saprai abbattermi. La destra non organizzata ritmicamente ma in forma di recitone, non riesce quindi a creare le condizioni che abbiamo visto per attivare la sinistra con delle grandi estensioni dal suono spettrale (perché – vi ricordo – la torsione attiva il gomito!). Inoltre, l’ossessione volontaria che Henselt aveva per l’estensione della mano non può che tradursi in movimento volontario. Se avesse chiesto consiglio a Chopin, gli avrebbe fatto sentire questo e il Preludio 24, dall’immensa estensione e le stesse caratteristiche del 10-9. Non l’ha fatto, il suo studio non ha vita propria e ciò che non ha fatto la Tempesta, lo ha fatto il Tempo.

cosa fa la mano nel 10-9

  1. utilizza il piano f-e per spostare l’energia sulla parte interna del mignolo;
  1. la reale difficoltà: imparare a lasciare libera la sinistra.
zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.