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overtones_terapiaLa prima cosa da fare è capire come è fatta: partiamo quindi da questa immagine che vi ho proposto. Quando si ha veramente paura, le dita si stirano, il ventre si incava, le gambe perdono di forza, si fa fatica a stare in piedi, il pianista seduto alla tastiera che suona in occasioni pubbliche importanti ne può sapere qualcosa. Il bravissimo attore della foto non ha le dita stirate, anzi, il loro movimento parte dalla base della mano. Sta simulando la paura in modo molto espressivo. La stessa cosa vale per il famosissimo Urlo di Munch, ma mi fermo, perché attirerei l’ira dei critici d’arte…

La paura di suonare in pubblico non va confusa con il panico da palcoscenico che ha tutta un’altra provenienza. Il pianista in carriera, oberato di serate e di impegni, si ritrova occasionalmente con la prima vertebra lombare “alzata” e ha il panico dando immediato forfait o abbandonando un concorso: un salvavita da stress eccessivo che lo preserva da guai peggiori come compromettere i tessuti delle direttrici che portano alle dita…

La paura è qualcosa di naturale, perché ci preserva da colpi di testa insensati. Guai a non averne un pò, mentre si sta correndo in autostrada… ecco perché non mi concentrerei troppo sulla paura come “problema”.

Nel caso dei pianisti questa attitudine naturale è capace di trasformarsi in quel non so che di adrenalinico che renderà un concerto… memorabile. Sokolov è un orso bruno solitario che in concerto offre la sua anima all’ascoltatore… Horowitz, considerato un animale da palcoscenico, in realtà alternava lunghi momenti di depressione e sentirlo suonare a casa sua sembra quasi di sentire un dilettante… perché bisognoso dell’adrenalina del pubblico.

Un caso eclatante. Maria Joao Pires è in performance per suonare il concentro in re minore di Mozart: non sa ancora che in programma ci sarà quello in do minore…

Ecco come si trae d’impaccio chi non considera più la paura di suonare un problema:

 

Chi invece dispensa consigli spiccioli da rotocalco di barbiere, oltre che ingannarvi e illudervi di trovare soluzioni efficaci, prende in giro se stesso. Poter suonare rimanendo indifferenti di fronte ad una sala piena, concentrati solo sul desiderio di dire qualcosa è qualcosa che si matura nel tempo o nell’arco di tutta una vita, nel caso dei concertisti di giro.

La sua causa, profonda, risiede fondamentalmente nella mancata confidenza con se stessi, legata alla formazione e maturazione dell’area affettivo-sessuale, corporalmente rappresentata dal bacino.

Eccovi allora due consigli che più che altro sono un vissuto esperienziale.

Aprire al massimo grado la bocca (anche aiutandosi con le dita per allargarla al massimo verso destra o sinistra) e poi rilassare in una volta sola;

Osservarsi mentre si sorride davanti allo specchio poco prima di andare a dormire e ripetere poi al mattino.

Vi aiuteranno.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.