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Nella CVP*, le 5 osei** si organizzano in tre regioni che occupano spazi particolari. La regione fe gli estremi, la regione bilaterale la parte mediana, la regione circolare la zona penultimabase.

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con questa sigla (C di cranio, V di vertebre, P di pelvi) segnaliamo l’insieme formato dalla testa, le spalle insieme al petto, il ventre, la vita e le anche; anche l’insieme delle cavità cranica, pettorale, digestiva, urinaria e pelvica; in altre parole segnala l’insieme unitario dell’organismo lasciando escluse le membra o estremità, perché maneggiate dalla CVP.

 

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Le 5 osei + e – (la verticale, la frontale, la laterale, la rotatoria e la centrale) sono la facoltà naturale, propria di qualunque essere vivente, di reagire ad ogni tipo di stimoli, tanto interni quanto esterni, mediante la totale interrelazione delle loro diverse attività: energetica, motoria, psichica e di movimento.

Diventa
quindi estremamente interessante per il musicista cominciare ad intuire che – a seconda delle tendenze corporee naturali di ciascun autore – questo aspetto si rifletterà inevitabilmente nel modo di “costruire” una frase melodica e quindi per il pianista, di fraseggiare.

Per alcuni il fraseggio occuperà gli “estremi” di una frase melodica, per altri la parte “mediana”, per altri ancora la zona “penultima/base”.

 

 

 

La musica di Franz Liszt ben definisce la regione f-e che occupa, nella CVP, gli estremi.

Fraseggiare la musica di Liszt significa essenzialmente cercare, attivare e collegare gli estremi di una frase.Ciò che rende bello ed estremamente pianistico questo famoso tema della Sonata in si minore sta proprio nel fatto che occupa solamente gli estremi.

Il taiheki laterale di Schubert, invece, esige che il fraseggio occupi e orbiti nella zona mediana della melodia; da qui un’espressione che ho sentito dire al suo riguardo, di fraseggio concentrico.

Scriabin e il suo caratteristico fraseggio nella regione circolare, ovvero la zona penultima/base

dichiarato in modo molto preciso dall’incipit della stessa sonata op. 6

Anche per Beethoven la zona viva del suo fraseggio è rappresentata da quella penultima, però, a differenza di Scriabin, in modo dinamico.

Per Brahms – bilaterale come Schubert, ma in modo “passivo” – la zona mediana deve funzionare da buco nero, attraendo tutto il suo fraseggio

e visibile in tutta la sua musica per pianoforte

Il fraseggio di Chopin, invece, ha bisogno di essere rigorosamente f-e

e merita una parentesi vista la complessità chopiniana del “rubato”.Il ciclista – quando sta in surplace – ferma il movimento a un punto tale da attivare altre risorse: grazia ed equilibrio; il punto di partenza è però il movimento fermato. Allo stesso modo nel fraseggio del polacco la regione f-e, “fermata”, permette di attivare – al suo interno – le magiche risorse come poesia e rubato, ma rimanendo sempre in una struttura rigidamente f-e (ho avuto modo di parlarne analizzando la Ballata op. 23).

Per evitare

di rendere l’arte di fraseggiare eccessivamente intellettualizzata o schiava di movimenti preconfezionati, può essere utile considerare le piccole indicazioni contenute in questo articolo: in questo modo l’aspetto spontaneo del vostro modo di fraseggiare risulterà felicemente integrato con quello intellettivo e concettuale.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e di prossima pubblicazione su Amazon, il rivoluzionario Seitai al pianoforte - suonare con i 5 movimenti. Il Seitai spiegato allo studente di pianoforte, ad uso dei Conservatori e Civiche Scuole di Musica.