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Il suono di Chopin non è timbrico, non definisce la melodia, con controlla la materia sonora. Il suono di Chopin è tutto giocato sulla capacità del pianista di gestire la tensione-distensione dando maggiormente spazio a ciò che accade… distendendo e lasciando andare. Più riuscite a diluire e rarefare la distensione più cogliete il suono chopiniano e trovate spazio e respiro.

 

Il rubato chopiniano diventa quindi il sintomo di una buona capacità di detendere.

Come procedere:

  1. il “campionario”: studio op 25 n 12; non una tavolozza, ma una lanterna magica;

  2. l’esercizio preparatorio: il primo dei Nouvelles Etudes; continuità e mani in parallelo;

  3. il test: il primo notturno.

Gli italiani (e io con voi) andranno subito al test…

Provate allora a suonare l’incipit dei Quadri

scoprirete ben presto che richiede un’unica cosa: la continuità: non si può né tendere né detendere; se lo suonate forte o piano, rende allo stesso modo. Diamine, è Musorskij, è un russo!

Ora passate all’incipit dell’ op. 9 n. 1; come si comporterà, rispetto a quello chiaramente “centrale” di Musorskij?

Nel momento in cui cercate la stessa continuità (e che potete esercitare con il primo dei Nouvelles Etudes), sentite che qualcosa non funziona; suona sempre russo, questa volta però scriabiniano. Se provate a creare una tensione (con un crescendo), vi rendete conto che questa è irrealizzabile, perché si crea un accumulo (insostenibile dal pianoforte) che ristagna sulla prima nota.

L’unica soluzione possibile è quindi suonarlo in distensione. Se riuscite a farlo senza dover concretamente diminuire, ruberete… il suono di Chopin. E sarà il vostro suono chopiniano!

A questo punto accadrà qualcosa di incredibile… Alcuni di voi troveranno questo procedimento assolutamente chiaro e troveranno dentro di loro il giusto suono. Per altri tutto questo risulterà incomprensibile. Ciò è dovuto al taiheki. Chi di voi ha un taiheki frontale non avrà problemi a trovare il suono a partire da tensione e distensione: può essere solo contento che qualcuno glielo abbia detto. Un pianista con un altro taiheki – laterale per esempio – che concepisce il suono in termini di timbro e bellezza, non potrà capire questo fenomeno, ma ne può finalmente concepire l’esistenza. Eccoci quindi di fronte al mistero vivo dell’interpretazione: per rendere Chopin che frontale è e frontale rimane il nostro pianista laterale, cercherà la stessa fonte, pur con occhi diversi. Ecco quando un pianista diventa… un grande pianista. Quando sa essere contemporaneamente fedele a se stesso e all’autore che sta interpretando. 

Distensione è un atto vitale e un movimento preciso, non è rilassamento generico.

Un predatore attacca: decide il momento preciso, il percorso più breve e più veloce, potrà fermarsi se si stanca o se non riesce a raggiungere la preda: si sta muovendo in + (in linea retta e verticale).
La preda invece, non ha deciso di correre in quel momento e potrà fermarsi solamente quando avrà raggiunto un posto più sicuro: si sta muovendo in – (in linea retta e verticale).

Chopin si suona in –, suono e rubato vi appariranno unificati, manifestazione e diretta conseguenza di un preciso funzionamento muscolare, atteggiamento psichico, modalità di coordinarsi, forma respiratoria che provengono direttamente dal vostro organismo.

Egli scopre e rende comunicabili a livello storico le condizioni ideali per suonare il pianoforte.

Di tutto questo, non ho mai trovato traccia o riferimento alcuno nella pur ricca trattazione della tecnica pianistica.

zenchopin

Musicoterapeuta e trainer vocale prima, istruttore di seitai e formatore adesso. Appassionato pianista, Alberto Guccione ha pubblicato Non manuale per il pianista (Casa Musicale ECO, 2011) e a marzo 2017 il rivoluzionario e-book Seitai al pianoforte, disponibile su Amazon.